Divertente contaminazione tra il sacro e il profano, questo volumetto di idee culinarie raccolte dal poliedrico Fabio Picchi è strutturato nella forma editoriale come un vero e proprio breviario. Formato pocket, dunque, similpelle, caratteri e illustrazioni che richiamano i manuali da preghiera.
E non a caso "ricette che salvano l’anima" ne è il sottotitolo, o meglio ancora "racconti, pensieri, versi e 100 ricette per nutrire il corpo e lo spirito"…
Diavolo d’un Picchi. Lo chef del Cibreo se ne è inventata un’altra delle sue e, dopo il già recensito Firenze-Passeggiate tra cibo e laica civiltà, torna sui luoghi dell’anima e della memoria, sempre a sottolineare che la tavola, per lui (ma anche per noi), è molto più di un luogo dove mangiare. Piuttosto è un simbolo, un’ideale, un rito e quindi – come vedete – l’accostamento ecclesiastico è tutt’altro che blasfemo.
E se, come scrivevamo all’epoca, i cuochi sono i veri maitres à penser dell’odierna comunicazione, Picchi si candida a guru di una nuova filosofia, che spazia dalla laica civiltà fiorentina alla religiosità di Papale papale, sempre con il senso della misura e l’arguzia che gli sono proprie.
La cucina come culto, allora? Punto di incontro e di equilibrio tra anima e corpo? Perché no e questo libriccino avrà molte cose da insegnarvi, vedrete…
Fabio Picchi
PAPALE PAPALE
Giunti, 20 euro