Dall’azienda laziale Agricola Biologica Marco Carpineti, un progetto eccezionale, una vigna a labirinto, che coniuga bellezza, poesia, funzionalità, e si offre per un viaggio spirituale tra suoni, colori e profumi della natura
Sarebbe piaciuto molto a Dedalo, a Borges, Umberto Eco, Stanley Kubrick: stiamo parlando del labirinto, uno degli enigmi più affascinanti della cultura umana. E se ne parliamo, e in questo contesto “food”, è per merito di un imprenditore vinicolo di Cori (LT), che ha avuto il coraggio (o la follia) di creare Limito, il vigneto-labirinto più grande al mondo, un’esperienza unica per arrivare “al cuore della vigna”.
Il suo nome è Marco Carpineti e la sua famiglia – in primis il figlio Paolo, che lo affianca dal 2011 e poi la figlia Isabella – quasi 40 anni fa ha dato inizio alla propria avventura nel vino partendo da una piccola casa di campagna con pergolato di uve lungo la via Francigena, valorizzando vitigni autoctoni antichi come Bellone, Greco Moro e Nero Buono.
Poi, nel 2019, l’intuizione di Paolo: abbandonare lo schema di impianto classico e parallelo dei filari di vite, e dare una nuova espressione alla vigna. “Il labirinto è metafora del percorso della vita che ognuno di noi svolge cercando di trovare la strada per il raggiungimento dei propri sogni, della propria visione e realizzazione” dice il giovane Carpineti. E un vigneto può certo essere allegoria dell’esistenza, ritrovando in questa inedita versione tutto il suo antico simbolismo.
Ed eccoci qua, su un altopiano a 400 metri d’altezza, immerso nella natura selvaggia, tra boschi, cielo, e il mare in lontananza: è la Tenuta Antoniana dell’azienda Carpineti, tra i comuni di Bassiano, Sezze e Sermoneta, in provincia di Latina. Qui una porzione di vigna di circa tre ettari è stata ripensata completamente, per dare vita a una vera e propria opera di cosiddetta “land art”: Limito, un suggestivo vigneto a labirinto come metafora della vita e rappresentazione di bellezza, arte e creatività.
Creato dallo studio di architettura del paesaggio Fernando Bernardi, Limito misura 80 metri di diametro, ha quattro ingressi e due spirali che, come onde, danno dinamicità all’intero disegno e possono essere percorse entrando da un lato e uscendo dall’altro.
Lo scopo è quello di far vivere a chi lo attraversa un viaggio spirituale tra suoni, colori e profumi della natura, ma non solo: la particolare conformazione del labirinto, con le sue onde e le sue ombre, vuole essere funzionale alla giusta maturazione delle diverse uve – Bellone, Nero Buono e un’uva secolare come l’Abbuoto, che faceva parte del Cecubo, il vino bevuto dagli antichi romani – e in grado di valorizzare e gestire al meglio la pianta e i suoi frutti.
Un’architettura funzionale ed estetica al tempo stesso, perché come dice la famiglia Carpineti “vogliamo rendere le nostre tenute dei musei a cielo aperto, trasformare ciò che è produttivo in artistico. Tornare a parlare di bellezza, creatività, ingegno e distintività, ciò che ha reso l’Italia per secoli una terra unica al mondo”.
Tutti obiettivi che si coniugano perfettamente nella Carpineti Experience ovvero una serie di proposte che vanno dalla semplice degustazione in azienda alla passeggiata a cavallo, dalle visite guidate nelle tenute a piedi o in bici, dalla lavorazione della terracotta al sorvolo del territorio.
Non resta che informarsi sul sito dell’azienda e trovare l’experience più adatta alle proprie esigenze. Qualunque scelta prevalga sarà l’occasione per scoprire un bellissimo territorio del Lazio e dei suoi frutti.