Philippe Léveillé è nato a Nantes nel 1963 ma – oltre a essere un giramondo di professione – è anche un po’ italiano, dato che gestisce (insieme alla famiglia Piscini) il ristorante Miramonti l’Altro a Concesio (BS) e un altro, sempre di cucina italiana, a Hong Kong.
Luoghi dove andare a festeggiare, sempre che non facciate la dieta, come lascia chiaramente intendere il titolo della sua autobiografia appena pubblicata da Giunti: La mia vita al burro.
Già, perché per un bretone doc come Philippe il burro è sacro ed è un po’ l’emblema della vita, intesa come viaggio di cultura e di delizie: "l’ingrediente dell’anima", come lui stesso lo definisce.
E difatti questo romanzo – perché di un romanzo si tratta, in verità – vuole essere resoconto dell’avventura umana e gastronomica di uno chef cittadino del mondo, che vi stupirà con le su riflessioni e le sue intuizioni.
E, supponiamo, alla fine della lettura – in appendice troverete anche il saggio Sua golosità il burro del medico nutrizionista Mauro Defendente Febbrari, che ci spiega perché il burro vada riabilitato – avrete ben cambiato idea su quello che sono gli chef e la loro vita…
Philippe Léveillé
La mia vita al burro
Giunti Editore
190 pagine, 16 euro