Gli chef, si sa, sono i veri maîtres à penser dell’odierna comunicazione. Ma se per molti questa definizione può apparire francamente esagerata, ad altri invece non stona affatto.
Un grande artigiano della cucina può essere infatti un ottimo testimone del suo tempo, di un territorio con le sue tradizioni e la sua cultura, in definitiva uno storico a tutto tondo, capace di legare insieme – in modo armonico e continuativo – la geografia alle scienze umane.
Fabio Picchi è, indubbiamente, uno di questi, per le profonde radici che lo legano a Firenze (dove ha sede il suo ristorante, Il Cibreo) e per le sue capacità di affabulatore.
Di entrambe potrete avere dimostrazione nel suo ultimo libro edito da Giunti, Firenze. Passeggiate tra cibo e laica civiltà, dove Picchi si produce in un atto d’amore per la sua città, che è anche un diario di vita e di cucina, di emozioni e sentimenti, ben conditi da un’arguzia tutta toscana.
Un mix davvero riuscito che rende questo volume – illustrato dalle foto di James O’Mara – una lettura veramente piacevole, oltre che un irresistibile invito a seguire le orme del Picchi in quello che lui stesso definisce "un meraviglioso, poetico, romantico luogo".